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Fondo Anfiteatro

Le prime notizie riguardo all’anfiteatro di Rudiae risalgono tra la seconda metà del 1500 e il 1600 quando alcuni storici locali riportarono la notizia del rinvenimento, nell’area dell’Istituto Agrario, di un frammento epigrafico che recitava: Otacilia M.f. Secundilla amphitheatrum.

Nei secoli successivi tuttavia l’avvallamento di forma ovale è stato al centro del dibattito sulla sua interpretazione, sia come un lacus per la raccolta dell’acqua piovana sia come un edificio da spettacolo, incertezza che nasceva dalla labilità delle tracce archeologiche visibili in superficie.

Il muro orientale dell’anfiteatro in una foto di M. Bernardini

Un rinnovato interesse per l’edificio si registra solo alla fine dell’Ottocento, quando Cosimo De Giorgi eseguì alcuni sondaggi che consentirono di evidenziare una parte del muro a blocchi con andamento circolare; lo studioso rilevò le strutture murarie affioranti e propose una prima ricostruzione schematica del monumento nel volume Lecce Sotterranea, edito nel 1907.

Una planimetria di dettaglio accompagnata da una breve descrizione dell’anfiteatro sarà pubblicata da Mario Bernardini nel 1955, all’interno della monografia La Rudiae Salentina. Negli stessi anni fu rinvenuta nel vicino Fondo Acchiatura un’epigrafe che ricorda un intervento di restauro dell’anfiteatro sotto il regno di Commodo (180-192 d.C.).

Le prime planimetrie dell’anfiteatro pubblicate da C. De Giorgi (a s.) e M. Bernardini (a d.)

Per l’avvio degli scavi archeologici sistematici bisognerà attendere il 2011 quando attraverso i Fondi PRUSST e l’Istituto Cassa Depositi e Prestiti, il Comune di Lecce ha potuto acquisire anche l’area in cui è ubicato il complesso monumentale dell’anfiteatro. Le ricerche archeologiche sono riprese tra il 2014 e il 2015, nell’ambito del finanziamento POIn FESR 2007-2013, e sono proseguite con un secondo lotto di lavori conclusosi nel 2017, con finanziamenti FSC 2007-2013. Gli scavi sono stati condotti in collaborazione tra Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto e Comune di Lecce ed hanno permesso di riportare in luce quasi interamente la cavea e l’arena dell’anfiteatro, fornendo dati rilevanti sulle fasi di vita e monumentalizzazione del complesso architettonico.

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